(utilizzo sconsiderato e di massa di oggetti semi inutili)
Ho già avuto modo di
evidenziare in alcuni precedenti articoli che la
nostra società non è certo avara di novità e di nuove tendenze. Spesso utili,
talvolta superflue se non addirittura inutili. Ma nonostante tutto i popoli si
uniformano, le accettano come assodate, le erigono al ruolo di indispensabili.
In
questo mondo dove tutti rincorrono sempre il nuovo, sembra quasi che nessuno
possa ormai vivere senza l’ultimo modello di smartphone, tablet, navigatore
satellitare o quant’altro.
Non è
mia intenzione polemizzare inutilmente su stili di vita, passioni e mode del
momento, ma vorrei mettere l’accento su un aspetto che mi meraviglia e mi
sconvolge. Prima di far ciò voglio però coinvolgervi in un breve ricordo, spero
piacevole, che ci porterà ad una riflessione.
Ricordo ancora con nostalgia che la mia prima auto aveva le
manovelle per sollevare i cristalli, così come tutte all’epoca. Il dramma
maggiore si verificava quando, durante la guida, si intendeva aprire o chiudere
il cristallo della portiera lato passeggero, quando quest’ultimo non c’era! Ci
si doveva piegare sulla destra, tenendo il volante con la mano sinistra e la
testa alta quanto bastava per vedere la strada, allungare il braccio destro,
spesso comprimendo il fianco sulla leva del cambio, contemporaneamente roteare la
mano sulla manovella fino al raggiungimento della posizione desiderata. Quando
si guidava in condizioni impegnative, magari nei tornanti, era meglio desistere
dall’effettuare l’operazione; la stessa poi diventava complicata se nel
frattempo si verificava la necessità di cambiare rapporto, magari mentre
eravamo impelagati nel traffico cittadino. Sicuramente più agevole, ma comunque
scomoda, risultava l’operazione da eseguire sul cristallo lato conducente.
Quando decisi di sostituire l’auto acquistandone una nuova, fra
le varie novità contenute vi erano di serie gli alzacristalli elettrici.
Effettivamente era un gran cambiamento, terminavano finalmente gli scomodi e
pericolosi contorsionismi “in velocità” e finiva per sempre la noiosissima roteazione
della manovella. Senza distogliere gli occhi dalla strada e senza dovermi
improvvisare contorsionista da circo, potevo muovere a piacere i miei cristalli
semplicemente con la manina sinistra; il sistema era semplice: l’interruttore
aveva due posizioni, una per sollevare il cristallo ed una per abbassarlo.
Tenendolo premuto si faceva avanzare il cristallo, levando il dito se ne
interrompeva immediatamente il movimento, “congelandolo” nella posizione
raggiunta al momento.
Era una conquista! La tecnologia ci veniva in aiuto con un
sistema semplice, efficace e comodo, che si voleva di più? Io pensavo che andare
oltre non avrebbe avuto senso perché era un meccanismo semplicemente perfetto e
perfettamente semplice, che funzionava ed andava bene così.
Alcuni anni dopo acquistati la mia terza automobile e capii che questa
volta la tecnologia era stata utilizzata per migliorare un sistema che a me già
appariva perfetto (ma forse non era così). Infatti qualche progettista
buontempone aveva ideato l’alzacristalli evoluto (oggi lo chiamerebbero
alzacristalli 2.0) che consisteva nello stesso interruttorino che già
conoscevamo ma con una variante: era diventato automatico! Sì, proprio
automatico! Il nostro buontempone doveva aver pensato che tenere il ditino
pigiato sull’interruttore, magari per qualche lunghissimo secondo, finché il
cristallo non raggiungeva la posizione desiderata, doveva essere estremamente
scomodo, direi insopportabile, ergo bisognava liberare la tribù dei conducenti
da questo dramma! D’altronde avevano già dovuto sopportare per lunghissimi anni
la famosa manovella, ora meritavano un riscatto. In che modo? Semplice: il
nostro interruttorino andava pigiato una prima volta così da avviare il
movimento del cristallo, il nostro ditino poteva così riposarsi per un buon
mezzo secondo (a volte anche di più…), poi si doveva pigiare di nuovo per
interrompere il movimento del cristallo quando questi aveva raggiunto la posizione
desiderata. Era proprio così! Il risultato? Era difficilissimo fermarsi nella
posizione voluta, soprattutto quando si intendeva tenere il cristallo “un
filino aperto” per consentire un piccolo passaggio d’aria: complicato fermarlo prima
del fine corsa.
Ma, udite udite, l’avanzare della tecnologia a servizio degli
alzacristalli non si è fermata qui: infatti dopo alcuni anni sono arrivati sul
mercato gli alzacristalli (che chiameremo 3.0) che prevedono una doppia
posizione sia per sollevare che per abbassare. Infatti se voglio avanzare il
cristallo alla vecchia maniera (a me tanto cara) tengo il dito pigiato in una
posizione di mezza corsa, se invece voglio l’automatismo completo pigio il
tastino a tutta corsa! Risultato? A me sembra una inutile complicazione che non
ha prodotto alcuna migliorìa ma, semmai, ci rende più complicata una operazione
che prima era semplice ed efficace. Domanda: ma siamo sicuri che tutto ciò fosse
necessario? Siamo certi che non sarebbe stato opportuno fermarci alla “versione
1.0” e tenercela così?
Termino qui il breve racconto lasciando a dopo eventuali commenti
e deduzioni in merito.
§
Qualcosa di simile, ma
di estremamente più elaborato, è avvenuto in tutti i campi della tecnologia!
Chi di noi non ha nelle sue tasche uno smartphone dal quale risulta sempre più
difficile separarsi? In quanti di noi utilizzano il proprio smartphone per
esigenze reali (un tempo si telefonava e si inviavano gli sms) e in quanti
abusano dello stesso trascorrendo tempi interminabili dietro app, spesso
inutili, impegnando tempo e risorse alla “vita reale”?
Che dire delle lavagne
elettroniche che oggi la fanno da padrone in tantissime scuole? La vecchia cara
e romantica lavagna in ardesia non andava più bene? Vietato sporcarsi le mani
col gesso? Ah, beh, scusate, dimenticavo che qualcuno poteva anche essere
allergico al gessetto…
E come giudicare le
mandrie di idioti che camminano per strada o guidano l’auto senza distogliere
lo sguardo dallo smatphone? Ah, beh, scusate, oggi chi non è perennemente online,
connesso e visibile al mondo intero può mai definirsi “normale”?
Menomale che esistono
le app che ci tengono costantemente aggiornati sulle previsioni meteo e sulla
loro evoluzione! Non vorremo mica essere colti da un improvviso acquazzone
senza averlo previsto per tempo? Non sia mai…
Che pensare delle file
interminabili di “pupazzi viventi” davanti ai negozi di tecnologia alla prima
commercializzazione di un nuovo prodotto o all’uscita di una nuova relase di
uno smartphone?
E che dire dei social
network e del loro utilizzo sconsiderato? Ormai, se non pubblichi sulla tua
pagina social la fotografia del piatto prima di iniziare a desinare non sei
nessuno. Se non hai un numero considerevole di amici o di like sei uno sfigato.
E via così discorrendo.
E potremo dilungarci
ancora su un’infinità di altri numerosi ed inutili oggetti, accessori, gadget,
app e quant’altro che hanno la pretesa di renderci la vita apparentemente più
comoda, ma che in realtà sono finalizzati a se stessi e ad implementare i
fatturati dei produttori.
Oggi la tecnologia è
di fatto entrata a gamba tesa nella nostra vita, imponendosi prepotentemente in
tutti campi, rivoluzionando totalmente il nostro modo di vivere, costringendoci
ad un adeguamento sistematico e progressivo, ad un utilizzo feroce di nuovi
oggetti futuribili e falsamente utili. Ma, quel che è peggio, è la
trasformazione e adeguamento delle nostre abitudini e convinzioni nei confronti
di un utilizzo che riteniamo essere “normale”! Insomma, è in atto un plagio
delle nostre idee a favore dell’ingresso sconsiderato ed eccessivo di una mole
di oggetti assolutamente inutili o, quantomeno, non migliorativi della nostra
esistenza.
Insomma, assistiamo ad
un processo di uniformazione dei popoli, di appiattimento di contenuti, di
schiavizzazione tecnologica, di sottomissione a regole e costumi imposte da
criteri commerciali che non migliorano la nostra qualità della vita.
§
Giusto per sorridere
un po’ mi piace ricordare la bufala della penna spaziale americana, finita tanti
anni fa sui media di tutto il mondo. Si racconta che la NASA avesse ideato una
penna biro col serbatoio d’inchiostro pressurizzato, al fine di poter scrivere
in orbita, quindi in assenza di gravità. Il serbatoio in pressione sarebbe
stato azionato da un piccolissimo motorino elettrico che dosava la giusta
pressione affinché l’inchiostro potesse fuoriuscire. Diversamente, in assenza
di gravità l’inchiostro non sarebbe uscito e quindi la biro non avrebbe
funzionato. Gli ingegneri Sovietici, dovendo affrontare lo stesso problema,
fornirono i propri astronauti di una semplice matita!
Questo racconto,
sicuramente inventato da qualche buontempone (Sovietico?), evidenzia come molto
spesso si è portati all’utilizzo di un “eccesso di tecnologia” per realizzare
oggetti perfettamente inutili, la cui funzionalità può essere tranquillamente
(e spesso meglio) assicurata da metodi tradizionali più semplici ed efficaci.
§
Non voglio annoiarvi
con un lamento continuo ed una spietata critica all’uso di tecnologie inutili,
ma vorrei piuttosto sperare che un domani l’umanità si “svegli” e provi a
decidere da sé cosa sia utile e cosa no, provando a dire “anche no, grazie”
alla mole quotidiana di offerte pubblicitarie di prodotti semi inutili.
Interessante e, pur nella sua esposizione talvolta volutamente leggera e quasi ironica, vengono toccati punti ed elementi della nostra società sempre più tecnologica a discapito della semplicità della vita. L'articolo è il dibattito sulla tecnologia buona o cattiva. E ciò che forse si sottintende è che la tecnologia non ha uno scopo proprio, i suoi effetti sono guidati dalle scelte e dalle azioni umane. Molti stimoli per una riflessione ma al di là delle esagerazioni sul bene o il male, sul vantaggio o lo svantaggio della tecnologia stessa!
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