E’ ormai da tempo che
assistiamo allo sfacelo della scuola italiana, dell’università e della cultura
in generale. Ogni livello scolastico ha subìto un processo di semplificazione
degli insegnamenti ed un impoverimento della qualità, con poche eccezioni
riservate ad alcune istituzioni scolastiche che ancora “resistono”.
In mezzo a tale
confusione, circondati da sedicenti esperti di ogni genere, col moltiplicarsi
di individui di millantata cultura, anche la conoscenza e la competenza è ormai
“autocertificata”. E’ così che i cambiamenti lessicali, una volta ad esclusiva
ed indiscussa formalizzazione di istituzioni e di accademici referenziati, oggi
vengono proposti e sciorinati da chiunque, da eserciti di ignoranti che si
ergono ad esperti ostentando un pedigree autoreferenziato.
Tempo fa scrivevo che
la nostra società non è avara di nuove tendenze e di abitudini alle quali i
popoli si uniformano. Ecco che da qualche tempo, complici anche alcuni usi
deviati della tecnologia, si è imposta una nuova tendenza grammaticale:
l’utilizzo della k!
§
Tutto cominciò con la
semplificazione delle operazioni di scrittura degli sms. Col ditino che pigia
sulla microscopica tastiera del telefonino, era quasi scontato che la tribù
degli adolescenti si uniformasse ad un utilizzo sempre più veloce e meno impegnativo
in questa nuova tipologia di comunicazione, che induce la massa a dei veri e
propri dialoghi fiume virtuali da tastiera a tastiera. E’ stato quindi un
processo pressoché naturale quello che ha portato alla sostituzione iniziale
della “ch” con la più veloce “k” e del “per” con la più semplice “x”. Ce n’era
bisogno? Comunque sia, finché la variante grammaticale riguarda solamente gli
sms, credo si possa comprendere ed accettare. Ma dopo la prima fase ecco che,
forse per estensione mentale, la “k” prende il sopravento sulla “c” per
sostituirla totalmente nell’alfabeto! Ma non si era parlato di velocizzare la
scrittura? Una “k” al posto di una “c” cosa cambia? Una lettera al posto di
un’altra lettera! E allora?
Mentre mi interrogo
sull’utilità e opportunità di questa nuova abitudine, mi accorgo che non
finisce qui! O meglio, la tendenza non riguarda solamente gli sms! Una parte
degli italiani comincia ad utilizzare questa sostituzione anche in altri
contesti dove non se ne capisce l’utilità.
Peraltro la “k” non è
l’unica novità: la mentalità del giovane popolo è talmente indirizzata verso la
tendenza alla semplificazione da sms da arrivare perfino ad interpretare in
maniera scontata ogni segno a forma di “x” come la rappresentazione ovvia della
parola o della sillaba “per”.
Celebre è l’episodio
che riferisce di uno studente che deforma il cognome di Nino Bixio (noto
personaggio della storia italiana legata alle vicende garibaldine) con
“Biperio”. Simile e ancor più preoccupante è l’episodio in cui si riferisce di
una aspirante magistrato che in una delle prove scritte di partecipazione al
concorso per togati, scrisse la frase “veperata quaestio” interpretando la “x”
di “vexata quaestio”! Intanto stiamo parlando di un cittadino che ha conseguito
una laurea (peraltro in materie umanistiche – giuridiche); inoltre trattasi di
un aspirante magistrato, quindi un personaggio che, per formazione e per
mestiere, dovrebbe essere esso stesso l’icona della cultura!
Credo che non vi siano
dubbi su come questi ed altri episodi rappresentino un triste aspetto del
decadimento della cultura nel nostro Paese! Se avevate dei dubbi in merito, ora
avete un motivo in più per ripensarci.
§
Tempo fa ho assistito
ad una querelle fra alcuni sostenitori di questo cambiamento ed altri che, come
me, non gradivano ciò. Intanto la prima cosa che mi stupì riguardava il fatto
che fra i sostenitori non vi erano solamente adolescenti e giovani ma alcuni
personaggi in età da pensione. Proprio uno fra questi ultimi, forte delle sue
competenze universitarie in campo linguistico, giustificava il cambiamento col
fatto che la lingua italiana si evolve continuamente e questa recente
variazione ne è semplicemente un aspetto. Sottolineava come l’utilizzo della
“k” fosse ormai divenuto di comune ed universale utilizzo e che nelle scuole
italiane il corpo docente ne dovesse assumere consapevolezza, accettandone
l’uso da parte degli studenti. Insomma, incalzava costui, la lingua italiana è
cambiata, la consonante “c” è quasi del tutto scomparsa e noi tutti avremo
dovuto farcene una ragione ed accettare il fatto.
In merito a questa
affermazione, dalla quale dissento totalmente, desidero fare una riflessione:
E’ vero che quando un
cambiamento diventa diffuso nella società e viene utilizzato da un popolo
sempre più numeroso, è difficile stabilire uno spartiacque che individui il
momento a partire dal quale tale cambiamento venga universalmente adottato. Nel
nostro caso stiamo però parlando della lingua ufficiale di una nazione e,
piaccia o no, è qualcosa di codificato! Vale a dire che esiste una riconosciuta
ed indiscussa rappresentazione formale-istituzionale della stessa.
A puro titolo di
esempio, riferiamoci all’ingresso di tanti nuovi termini (spesso di
anglosassone derivazione) nella nostra lingua: dapprima vengono utilizzati da
pochi, poi da tanti, poi cominciamo a ritrovarli nella lingua scritta
(giornali, libri, ecc.), poi anche nei più apprezzati vocabolari della lingua
italiana. Da questo momento, forse, potremo sdoganarli ufficialmente e
considerarli come acquisiti? Probabile. Resta comunque intesa l’utilità del
nuovo termine.
Ma nel caso della “k”,
oltre ad una chiara inutilità del suo utilizzo (ad eccezione degli sms), non si
capisce chi ne avrebbe decretato il cambiamento e per mano di chi sarebbe stata
sdoganata. Infatti osservo quanto segue:
Non ho mai letto un
solo giornale (quotidiano, magazine o periodico di vario genere) che utilizzi
tale impiego grammaticale, né ho mai letto un solo libro (di qualunque genere)
che faccia altrettanto. Non ho notato un solo giornalista italiano che scriva
con la “k” al posto della “c” o del “ch”, né che utilizzi la “x” al posto del
“per”. Non esiste nessun documento di alcun Ente pubblico che si sia adeguato a
tale forma, meno che mai la Gazzetta Ufficiale ha mai pubblicato alcun
provvedimento legislativo redatto con tale sconquasso grammaticale. Inutile
ovviamente ricercare tale uso nei più apprezzati vocabolari della lingua
italiana. L’uso è invece limitato ad una parte dei giovani, in particolare alla
comunità dei social forum e dei social network, che stanno cercando in qualche
modo di imporlo.
Ma allora, signori
sostenitori della k, dov’è l’avvenuto cambiamento della lingua italiana? Da chi
sarebbe stato decretato? Dagli studenti liceali e da qualche aspirante magistrato
di accertata crassa ignoranza? Basterebbe questo?
Ma di che CAPPA stiamo
parlando?
Chi vuole può
liberamente inserire il bannerino qui sopra nel proprio blog e/o sito.
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